venerdì 9 novembre 2012

Lasst sie nach Berlin kommen!


 "Ci sono molte persone al mondo che non comprendono, o non sanno, quale sia il grande problema tra il mondo libero e il mondo comunista. Fateli venire a Berlino! Ci sono alcuni che dicono che il comunismo è l'onda del futuro. Fateli venire a Berlino! Ci sono alcuni che dicono che, in Europa e da altre parti, possiamo lavorare con i comunisti. Fateli venire a Berlino! E ci sono anche quei pochi che dicono che è vero che il comunismo è un sistema maligno, ma ci permette di fare progressi economici. Lasst sie nach Berlin kommen!"


Fateli venire a Berlino.Ci sono andato anche io, quattro anni fa in una gita di liceo. Anche io ho avuto la possibilità di seguire il consiglio di un grandissimo President, JFK,e di quel muro ho visto pochissime tracce.

Molto tempo è infatti passato da quel lontano 1961, anno in cui la DDR, Germania est per capirci, volle costruirlo per impedire la massiccia emigrazione di lavoratori, giovani e donne che sperava in un futuro migliore.
Poche pietre, molti souvenir, foto e dei musei a cielo aperto.
Ciò che però questo muro ci ha lasciato è una cosa ben più importante: un messaggio.
Un messaggio con un concetto molto semplice, lo Stato mai deve prevalere su un'individuo, la libertà individuale è sacra, non si possono privare gli uomini di questo inalienabile valore per un'ideologia.
Sono chiare a tutti le immagini di festa della sera del 9 settembre 1989, in cui il popolo si è ritrovato libero, abbracciarsi, piangere, gioire. Ecco la vera indole dell'uomo, il più profondo messaggio del Berliner mauer, la sua essenza più vera: essere libero.
Mai più uno Stato che soffochi l'indipendenza, la proprietà privata, i progetti dei suoi cittadini, la felicità.
Ecco cosa queste polverose pietre ci vogliono dire.
Oggi il mio pensiero non può che andare a tutte le vittime di questa follia, che per sfortuna loro sono nate troppo a oriente rispetto alla libertà.
 Certo, una libertà ben lontana dall'essere un'idea perfetta, ma che ci permette sempre e comunque di criticarla.

Non nascondo la mia crociata contro il comunismo perché penso che lo si critichi troppo poco, penso che troppi intellettuali lo abbiano accettato come forma di uguaglianza sociale tralasciando o, in buona fede, non conoscendo a fondo le sue estreme malefatte: penso a Sartre, Pasolini...

Sono fermamente convinto del fatto che il valore più importante sia la libertà, libertà intesa come possibilità di raggiungere la propria felicità senza nuocere altri.
Un'ideologia su cui scorra il sangue di giovani, anziani, donne deve essere conosciuta bene per non esserne sedotti ma  non merita il più minimo rispetto.

Mai più bandiere nere, mai più bandiere rosse.

Andateci, a Berlino.


Francesco Piccat


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