Il giorno della memoria, il giorno del dolore. Milioni di persone sterminate in modi barbarici e folli, colpevoli solo di non rinnegare se stessi. Questo giorno rispolvera antichi dissapori ed ingiustizie. Oggi, però, non è soltanto Shoah. Oggi oltre a quell’orrendo e triste sterminio vorrei ricordare tutti gli altri massacri avvenuti nel corso della storia. Sfogliando il libro del tempo, infatti, si scopre che mentre metà del mondo è impegnato a mettersi al sicuro l’altra metà è intento a farsi giustizia da solo. E così ciclicamente, senza sosta. Eppure la storia dovrebbe essere maestra di vita. Grazie ad essa è possibile imparare dai propri ed altrui errori. Le sue testimonianze hanno portato intere nazioni verso una politica pacifista, almeno per qualche anno. Poi, però, tutto è tornato come prima. E come prima il silenzio. I nuovi massacri ed i nuovi genocidi avvengono nell’ombra, proprio come era stato per i loro predecessori. Lo stesso silenzio che caratterizza la memoria dei defunti è quello che si rende complice dei massacri. Tutto deve tacere. Le idee, la libertà, l’ espressione e gli uomini, che la pensano in maniera discorde, devono tacere. Diventa facile, dunque, uccidere chi la pensa differentemente. Questo perché l’uomo vuole imporsi, vuole sempre comandare, avere la presunzione d’essere il migliore. Egli è la macchina per uccidere meglio congegnata, non v’è ne di migliori. Dunque sfrutta questa sua innata capacità per conquistare, dimenticandosi di differire dai semplici animali per un motivo: la ragione. Non a caso la specie umana è quella dominante, essa utilizza la mente per sedare l’istinto. Perché non usare questo magnifico dono sostituendolo alla mera violenza? “L’arma più forte che un uomo deve utilizzare è la parola” disse un cinque volte candidato al premio nobel per la pace M. Ghandi. Dunque perché non fare così? “Forse le generazioni a venire crederanno a fatica che un individuo in carne e ossa come questo ha camminato su questa terra." Disse Einstein riguardo a Ghandi. Io riutilizzerei questa identica citazione applicata ai grandi dittatori. A fatica, io credo, che uomini così malvagi abbiamo calpestato questa terra. L’unica pensiero che mi rincuora sta nel ricordare cosa hanno fatto gli uomini come Ghandi e cosa hanno fatto,invece, gli spietati tiranni. L’unica differenza sta nella memoria.
Nader Moukarzel
Il giorno della memoria, il giorno del dolore. Milioni di persone sterminate in modi barbarici e folli, colpevoli solo di non rinnegare se stessi. Questo giorno rispolvera antichi dissapori ed ingiustizie. Oggi, però, non è soltanto Shoah. Oggi oltre a quell’orrendo e triste sterminio vorrei ricordare tutti gli altri massacri avvenuti nel corso della storia. Sfogliando il libro del tempo, infatti, si scopre che mentre metà del mondo è impegnato a mettersi al sicuro l’altra metà è intento a farsi giustizia da solo. E così ciclicamente, senza sosta. Eppure la storia dovrebbe essere maestra di vita. Grazie ad essa è possibile imparare dai propri ed altrui errori. Le sue testimonianze hanno portato intere nazioni verso una politica pacifista, almeno per qualche anno. Poi, però, tutto è tornato come prima. E come prima il silenzio. I nuovi massacri ed i nuovi genocidi avvengono nell’ombra, proprio come era stato per i loro predecessori. Lo stesso silenzio che caratterizza la memoria dei defunti è quello che si rende complice dei massacri. Tutto deve tacere. Le idee, la libertà, l’ espressione e gli uomini, che la pensano in maniera discorde, devono tacere. Diventa facile, dunque, uccidere chi la pensa differentemente. Questo perché l’uomo vuole imporsi, vuole sempre comandare, avere la presunzione d’essere il migliore. Egli è la macchina per uccidere meglio congegnata, non v’è ne di migliori. Dunque sfrutta questa sua innata capacità per conquistare, dimenticandosi di differire dai semplici animali per un motivo: la ragione. Non a caso la specie umana è quella dominante, essa utilizza la mente per sedare l’istinto. Perché non usare questo magnifico dono sostituendolo alla mera violenza? “L’arma più forte che un uomo deve utilizzare è la parola” disse un cinque volte candidato al premio nobel per la pace M. Ghandi. Dunque perché non fare così? “Forse le generazioni a venire crederanno a fatica che un individuo in carne e ossa come questo ha camminato su questa terra." Disse Einstein riguardo a Ghandi. Io riutilizzerei questa identica citazione applicata ai grandi dittatori. A fatica, io credo, che uomini così malvagi abbiamo calpestato questa terra. L’unica pensiero che mi rincuora sta nel ricordare cosa hanno fatto gli uomini come Ghandi e cosa hanno fatto,invece, gli spietati tiranni. L’unica differenza sta nella memoria.
Nader Moukarzel
Nader Moukarzel