Se
per caso, scavando nel giardino di casa vostra trovaste un liquido nero, sareste certo fortunati, se invece
trovaste dell'oro blu, allora potreste addirittura conquistare un continente.
Cos’è l'oro blu? È l’energia del 21°secolo: il
gas. Infatti non si è fatto altro che parlarne per tutto il mese di novembre,
grazie a questa fonte la Russia sembra aver trovato la chiave per una rivincita economica e per affermare il proprio
dominio politico in Europa.
Ma facciamo un passo alla volta. All'inizio del mese di Settembre, la Commissione Europea ha avviato un indagine nei confronti di Gazprom. Questa è la più grande compagnia russa ed il maggiore estrattore al mondo di gas naturale, creata alla fine della guerra fredda da Viktor Chernomyrdin e Rem Vjakhirev. È sufficiente dire che Gazprom detiene l’80% della produzione russa di gas naturale e approssimativamente il 17% del totale di estrazione di GNL in tutto il mondo. Nonostante ciò la compagnia è continuamente sotto pressione da parte del suo rivale domestico (ROSNEFT), il quale puntualmente chiede che Gazprom affidi la gestione dei diversi settori a differenti compagnie, in modo da favorire la concorrenza. In ogni caso la società controlla letteralmente il mercato dei GNL (Gas Naturale Liquefatto)da poco più di un decennio, grazie agli enormi giacimenti di gas siberiano. Inoltre data la sua posizione dominante riesce ad aquistare gas a basso costo, da mercati esterni all'UE per poi rivenderlo a prezzi più alti in Europa. Gazprom è, inoltre, uno strumento politico cruciale nelle mani del Kremlino, essenziale per il controllo interno ed estero, in particolare in Europa centrale e orientale. Proprio per questo motivo Bruxelles accusa il gigante del gas di aver maneggiato i mercati energetici nei paesi appartenenti al blocco ex-sovietico, instaurando un vero e proprio monopolio.
Inoltre
oggi la politica estera russa, profondamente condizionata dalla doppia
rielezione di Putin, mira a rafforzare il consenso e perpetuare il potere
all’interno dei confini. L’obiettivo è la ricerca del prestigio perduto e lo
strumento è l’oro blu. Come ci ricorda la Dott.ssa Giusti "Nel suo
sviluppo storico durante il XX secolo, il Paese ha seguito una
metamorfosi da potenza sovietica a post-sovietica segnata dal mutamento
qualitativo nelle fonti e risorse di potere. La Russia è passata da
essere potenza ideologizzante, militare, aggressiva a potenza pragmatica,
mercantilista, assertiva ma dialogante” (“L’Orizzonte del Mondo”, cit. Serena
Giusti). Anche se il cambiamento da questo punto di vista si vede nei progetti
recentemente avviati con l’Occidente, la fine della Guerra Fredda non ha
sostanzialmente alterato le brame russe verso l’Europa. Infatti seppur l'UE e
la Russia intrattengono ora relazioni dirette senza la mediazione degli Stati
Uniti e l’aspirazione ad integrarsi nei mercati globali ha indotto quest'ultima
ad avviare negoziati di adesione all'OMC (WTO) e all’OCSE adequandosi all'aquis
di queste due organizzazioni, la Russia rimane comunque una super potenza e da
tale si comporta.
Un
esempio di tale prova di forza è la realizzazione da parte dell’Unione e
della Russia di due gasdotti in chiara competizione. Da una parte c’è Nabucco,
sostenuto e finanziato dalla Commissione Europea e gestito da un consorzio di
società UE (OMV – Austria; MOL – Ungheria; Transgaz – Romania; Bulgargaz –
Bulgaria; Botaș – Turchia; RWE – Germania) che punta a fornire l’Europa
sudorientale attraverso la Turchia, bypassando così i territori russi e
ucraini, diminuendo l’influenza politica russa.
Dall’altra
il South Stream, destinato a collegare direttamente l’UE alla Russia attraverso
il Mar Nero.
Frutto
di questo consorzio internazionale sono le 4 maggiori compagnie energetiche OAO Gazprom (Russia) che detiene il 50% delle
azioni, Eni S.p.A. (Italia) 20%, Électricité de
France (EDF Francia) 15 % e Wintershall
Holding GmbH (BASF Group) (Germania) 15%. Il progetto è, secondo la
dichiarazione dell'attuale CEO Alexei Miller: "una route sicura alle risorse del gas naturale
russo". In altre parole dev'essere nell’interesse dell’UE, per una
sicurezza energetica a lungo termine.
Va
detto, però, che la competizione si sta trasformando in conflitto aperto.
Infatti
la Russia sta cercando di far fallire i negoziati posti a base del progetto
Nabucco, in favore dei gasdotti di Gazprom (Nord
e South Stream). Basti pensare che la Russia fornisce il 26% del
fabbisogno UE di gas, il 18% di petrolio e il 17% di carbone posizionandosi al
primo posto per quanto riguarda la fornitura d'energia in Europa. Inoltre
secondo le stime della Commissione Europea, entro il 2030 l’UE importerà il 70%
della propria energia dalla Russia. E' sufficiente citare il successo del Nord
Stream, Il gasdotto "baltico"lungo 1.224 chilometri, connette la
Russia alla Germania, attraverso il Mar Baltico, senza dimenticare che
l'“autore” del progetto fu Putin stesso.
Ma la minaccia più grave per il progetto Nabucco è la debolezza degli
sforzi americani ed europei, i quali nel tentativo di ridurre l'influenza russa
cercano altre strade (es: le trattative con l'Iran o con altri paesi del
mediterraneo) trovandole sempre molto più difficoltose del previsto. L'esatto
opposto accade in "casa" Gazprom, grazie alla sua enorme influenza
mediatica, dovuta ad una forte sicurezza economica, la società russa
attrae ed ingloba investimenti da tutto il mondo. Lo evidenzia il fatto
che il gigante dell'energia russo sia diventato gestore di nuovi giacimenti di
gas in Siria ed in Libano.
Torniamo
ora al centro della disputa. Il South Stream (ribattezzato dalla
stampa Russa come il gasdotto ortodosso) si estenderà per circa 900 chilometri
attraverso il Mar Nero, da Anapa, Russia a Varna, Bulgaria. Ciò che più conta è
che nel
corso delle trattative per la costruzione del Gasdotto Ortodosso la Russia ha
compattato attorno a sè e al suo disegno energetico una coalizione di Stati,
che dal Mediterraneo si è prolungata a nord lungo la penisola Balcanica,
creando una vera e propria bariera. Il sistema è il seguente: Gazprom compra i
terreni direttamente dai cittadini privati, in cambio il governo russo li
rifornisce di gas a basso costo. Inoltre i partner est europei, ovvero
gli stati ex-Urss ottengono forniture di gas a prezzi vantaggiosi.
Facendo così, la concorrenza viene praticamente annullata ed il Gasdotto
Ortodosso diventa per il Cremlino una vera e propria arma.
Diventa
quindi chiaro il motivo della preoccupazione da parte di Bruxelles. L’UE teme che l’uso politico delle
risorse energetiche da parte di Mosca produca gravi danni sulle economie dei
propri Stati Membri come è già successo durante le cosiddette guerre del gas in
Ucraina e in Bielorussia, paesi di transito per le forniture russe dirette
verso l’UE. A tempo stesso i russi accusano gli Europei di costruire un
"gasdotto politico" il quale va oltre lo scopo meramente
tecnico-funzionale. Ad ogni modo non si può negare che qualsiasi conduttura, al
di là dell’obbiettivo primario di aumentare la diversificazione, sia per i
fornitori che per consumatori determini un’impronta di influenza politica dei
primi sui secondi. Ed è per questo motivo che la competizione si sta facendo
serrata. Non a caso il presidente russo Vladimir Putin ha invitato i primi
ministri ed i ministri energetici degli stati partner del South Stream assieme
ai rappresentanti delle compagnie collaboratrici, alla cerimonia
inaugurale, prevista per oggi, presso la città russa di Anapa, sulla costa del
Mar Nero. In realtà non tutti gli stati e i partner commerciali hanno firmato
l'accordo, ma si sa è maleducazione non presentarsi ad un cerimonia alla quale
si è invitati, ancor più se a mani vuote.
In
conclusione ci sono alcuni dubbi e perplessità che da internazionalisti ci
poniamo,
nonostante i dati, i numeri e le statistiche. Il primo riguarda la concorrenza
interna che Gazprom sta subendo da parte di Rosneft.Infatti quest'ultimo chiede
continuamente una maggiore diversificazione del gigante blu, di modo da poter
lasciare al mercato la determinazione dei prezzi. Tuttavia Gazprom ed il
Kremlino sembrano l'uno dipendere dall'altro ed entrambi trovano profitto da
questo tipo di relazione. Sarà, quindi, difficile vedere nei prossimi anni una
scissione del custode dell'oro blu. Secondariamente non va sottovaluta l'aspra
critica che l'UE sta muovendo verso questa compagnia, seppur a rilento di
fronte ad una minaccia così grande. Infatti il futuro energetico ed economico
(il quale è già a pezzi a causa della crisi finanziaria) dell'Unione rischia di
essere ricco di dipendenza e di sfruttamento. Come già citato prima, secondo i
calcoli della Commissione Europea, nel 2030 rischiamo di dover importare
oltre il 70% del nostro fabbisogno energetico dalla Russia. Dunque non possiamo
certo rimanere fermi ad aspettare ed ancor meno può fare l'UE. Le scelte
odierne del Kremlino rischiano di modificare per sempre il futuro dell'Unione
di domani. Inoltre l'utilizzo politico del gas da parte di entrambi i
contendenti rischia di aprire una stagione di conflitti e accuse reciproche.
infatti se molti paesi leader intraprendono politiche commerciali strategiche
contemporaneamente, gli sforzi sono neutralizzati. Poiché il successo di una
avviene a spese di altri paesi e così facendo sono possibili ritorsioni in cui
tutti gli attori sono danneggiati. Cosa ne sarà quindi del futuro energetico
Europeo? Non ci sono risposte certe, non ci resta che osservare e tentare di
capire.
Luminița Butuc
Davvero molto interessante, ma la cosa veramente paradossale sta nel comportamento occidentale piuttosto infantile perchè ora che anche il resto del mondo inizia a vedere il capitalismo ( sopratutto quello sviluppatosi dagli anni '80 grazie alla deregulation reganiana )come nuova religione monoteista, gli USA fanno i "capricci" perchè vedono usurpato il posto di unici sfruttatori di risorse senza regole. E poi, è nella normale evoluzione economica senza Stato che si creano i monopoli. Secondo me, è del tutto naturale che avvenga in questa situazione globale.
RispondiEliminaE' piuttosto assurdo che l'Europa si sia dimenticata della propria storia e sia solo più schiava di una nazione sua figlia che ha imparato il peggio della filosofia del vecchio continente.