Torino
è una di quelle città che non smette mai di stupire. Martedì sera, quasi per
caso, siamo venuti a sapere che Luigi Zingales, noto economista di fama
internazionale e professor of enterpreneurship and finance alla BOOTH school of
business di Chicago, era a due passi da casa. Dunque, decisi nonostante il
freddo pungente, siamo andati a sentire la sua versione. Lo abbiamo incontrato
nelle sede del neo partito “Fermare il Declino”. Tralasciando i suoi
interventi di natura più prettamente politica, le sue parole, nate da domande del pubblico, sull’attuale situazione economica ci hanno dato non pochi spunti di
riflessione.
-Deficit della
Bilancia dei pagamenti-
Che rapporto esiste tra il deficit delle
partite correnti dei paesi del sud Europa ed il poco flusso di finanziamenti ed
aiuti, soprattutto dovuto al rigido controllo tedesco, da parte dell’Unione
Europea?
Il professor Zingales ha esordito affermando che, logicamente, se un paese è in perdita è perché qualcun altro sta vincendo, questo però non è necessariamente un male. Detto in altre parole nessuno può, con un minimo di buon senso, dare lezioni alla “vincente” Germania su tematiche come riforma del lavoro, miglioramento delle strutture e modernizzazione, semmai dev’essere il contrario. Inoltre è proprio per questo motivo che sarebbe irreale se i tedeschi, dopo gli enormi sforzi compiuti in questi ultimi anni, a partire dai costi sostenuti per la riunificazione, uniti alle grandi riforme d’austerity promosse proprio per ammortizzare questi oneri, accettassero di aiutare indiscriminatamente tutti i paesi ora in difficoltà. Soprattutto quando molti di questi si sono rifiutati di attuare nuove politiche di welfare, limitandosi a mantenere lo status quo. In altri termini “sarebbe folle sostenere che è colpa della Merkel se l’Italia si trova nell’attuale situazione di crisi, va anche detto, però, che la Cancelliera non è una santa ed ovviamente fa gli interessi del suo paese, del suo popolo e delle sua banche” (Citiamo direttamente).
-Aiuti Buoni e Cattivi- E’ anche vero, però, che in una situazione come la nostra un aiuto non solo sarebbe auspicabile, ma forse necessario. Non crede?
Si certo, ci sono, però, aiuti “buoni” ed aiuti “cattivi”. Il Professor Zingales si è detto contrario alla mutualizzazione del debito perché penalizzerebbe chi ha fatto meglio. Ma questo non vuol dire, chiudersi a riccio ed ignorare i problemi degli altri partner europei. Altre forme d’aiuto sono possibili, ad esempio un sussidio alla disoccupazione su base europea. Questo sarebbe popolare, aiuterebbe direttamente chi ha bisogno e non favorirebbe forme di parassitismo statale. Inoltre converrebbe davvero a tutti, per esempio prima della crisi finanziaria del 2008 la Germania aveva più disoccupazione della Spagna e i cittadini tedeschi avrebbero, se questo istituto fosse già stato creato, potuto approfittare di un aiuto da parte dei “vicini” iberici, ed oggi restituire loro il favore.
Il professor Zingales ha esordito affermando che, logicamente, se un paese è in perdita è perché qualcun altro sta vincendo, questo però non è necessariamente un male. Detto in altre parole nessuno può, con un minimo di buon senso, dare lezioni alla “vincente” Germania su tematiche come riforma del lavoro, miglioramento delle strutture e modernizzazione, semmai dev’essere il contrario. Inoltre è proprio per questo motivo che sarebbe irreale se i tedeschi, dopo gli enormi sforzi compiuti in questi ultimi anni, a partire dai costi sostenuti per la riunificazione, uniti alle grandi riforme d’austerity promosse proprio per ammortizzare questi oneri, accettassero di aiutare indiscriminatamente tutti i paesi ora in difficoltà. Soprattutto quando molti di questi si sono rifiutati di attuare nuove politiche di welfare, limitandosi a mantenere lo status quo. In altri termini “sarebbe folle sostenere che è colpa della Merkel se l’Italia si trova nell’attuale situazione di crisi, va anche detto, però, che la Cancelliera non è una santa ed ovviamente fa gli interessi del suo paese, del suo popolo e delle sua banche” (Citiamo direttamente).
-Aiuti Buoni e Cattivi- E’ anche vero, però, che in una situazione come la nostra un aiuto non solo sarebbe auspicabile, ma forse necessario. Non crede?
Si certo, ci sono, però, aiuti “buoni” ed aiuti “cattivi”. Il Professor Zingales si è detto contrario alla mutualizzazione del debito perché penalizzerebbe chi ha fatto meglio. Ma questo non vuol dire, chiudersi a riccio ed ignorare i problemi degli altri partner europei. Altre forme d’aiuto sono possibili, ad esempio un sussidio alla disoccupazione su base europea. Questo sarebbe popolare, aiuterebbe direttamente chi ha bisogno e non favorirebbe forme di parassitismo statale. Inoltre converrebbe davvero a tutti, per esempio prima della crisi finanziaria del 2008 la Germania aveva più disoccupazione della Spagna e i cittadini tedeschi avrebbero, se questo istituto fosse già stato creato, potuto approfittare di un aiuto da parte dei “vicini” iberici, ed oggi restituire loro il favore.
-Vigilanza Bancaria-
Professore cosa ne pensa dell’accordo sulla vigilanza bancaria europea e di un
possibile Unione Bancaria Europea?
I passi fatti in questa direzione dimostrano la volontà di regolare questo settore. Purtroppo, però, non è stato fatto molto. Soprattutto in tema di relazioni tra economia e politica. Rapporto che si tinge di colori vivi e talvolta talmente forti da legare i “regolatori” del settore ad interessi particolaristici e politici, impedendo così le riforme di cui abbiamo bisogno. Come risolvere la situazione? Un esempio ci è dato dal sistema di distribuzione del corpo dei Carabinieri in Italia. Quando uno diventa carabiniere, per evitare che questo favorisca alcune parti della cittadinanza, lo si “spedisce” lontano da casa, dove non conoscendo nessuno può svolgere il suo lavoro senza favoritismi di sorta. Dunque perché non istituire un interscambio di regolatori basato sugli stessi principi? La regolamentazione dei tedeschi la fanno gli italiani, quella degli spagnoli i tedeschi e così via. Solo in questo modo le regole varrebbero davvero per tutti e si eviterebbero azioni “da furbetti” come quella tedesca, che ha introdotto la regolamentazione delle banche dei paesi dell’UE lasciando fuori le proprie Lendesbank.
I passi fatti in questa direzione dimostrano la volontà di regolare questo settore. Purtroppo, però, non è stato fatto molto. Soprattutto in tema di relazioni tra economia e politica. Rapporto che si tinge di colori vivi e talvolta talmente forti da legare i “regolatori” del settore ad interessi particolaristici e politici, impedendo così le riforme di cui abbiamo bisogno. Come risolvere la situazione? Un esempio ci è dato dal sistema di distribuzione del corpo dei Carabinieri in Italia. Quando uno diventa carabiniere, per evitare che questo favorisca alcune parti della cittadinanza, lo si “spedisce” lontano da casa, dove non conoscendo nessuno può svolgere il suo lavoro senza favoritismi di sorta. Dunque perché non istituire un interscambio di regolatori basato sugli stessi principi? La regolamentazione dei tedeschi la fanno gli italiani, quella degli spagnoli i tedeschi e così via. Solo in questo modo le regole varrebbero davvero per tutti e si eviterebbero azioni “da furbetti” come quella tedesca, che ha introdotto la regolamentazione delle banche dei paesi dell’UE lasciando fuori le proprie Lendesbank.
-Maggiore stabilità
dell’eurozona- Dunque
come evitare che questo tipo di azioni vengano portate avanti dagli stati? Per
una maggiore stabilità dell’eurozona, ci vuole un Europa più coesa ed unita.
Questo non è ancora del tutto vero, ne è un esempio la forza Tedesca nel
imporre veti o mettere in guardia i suoi partner europei. Detto ciò, "io non
sono uno che da la colpa alla sola Germania per la situazione, credo piuttosto
al rovescio, che ci voglia più forza e controllo da parte nostra. Questo, però,
si può fare solo quando si ha un rappresentante che seguendo le regole, viene
preso seriamente e comincia ad avere una voce in capitolo." (Citiamo direttamente)
-Rilanciare le
imprese- Secondo
Lei qual è il metodo per rilanciare le imprese e di conseguenza l’economia? Innanzitutto diminuire l’enorme pressione fiscale che grava sulle aziende
italiane. Dopo di che favorirne l’aggregazione non solo con altre imprese
italiane, ma anche con società straniere. Per esempio fare accordi con la Cina
o con l’india, insomma con i paesi che ora stanno sperimentando una crescita molto
forte. E nei quali confronti abbiamo un vantaggio comparato per quanto riguarda
la tecnologia e le competenze.
Nader
Moukarzel
0 commenti:
Posta un commento