martedì 9 ottobre 2012

In difesa dell'Erasmus ( ma soprattutto del Fondo Sociale Europeo)


La notizia più diffusa di questo inizio di ottobre è senza dubbio l'ammonimento del Presidente della Commissione del Bilancio della UE, il francese Alain Lamassoure, ai Paesi membri per scongiurare l'eventuale fine dell'amatissimo progetto Erasmus.


Questa notizia shock necessita a parer mio alcuni chiarimenti ed approfondimenti.
L'Erasmus, acronimo di European Region Action Scheme for the Mobility of University Students, nacque nel lontano 1987 grazie alla lungimiranza di Frank Biancheri, creatore dell'associazione AEGEE- forum, e del sostegno dell'allora presidente della Repubblica francese Francois Mitterand.

Ad oggi, il progetto ha convolto più di 2 milioni e mezzo di giovani che hanno studiato per un periodo che va dai 3 ai 10 mesi all'estero. Più di 4000 istituti universitari dislocati in 31 stati hanno aderito all'Erasmus spingendo così questo fenomeno ad essere largamente conosciuto.


In mobilità lo studente impara o migliora una o più lingue straniere, vive a contatto con la diversità sociale e culturale del paese ospitante, vive in stretti rapporti con altri giovani provenienti da tutta europa e impara ogni giorno a cavarsela da solo.

La sociologia ci insegna che la felicità è la piena appartenenza ad un gruppo sociale ed in erasmus questo gruppo sociale è effettivamente il gruppo degli studenti erasmus con cui si condivide la nostalgia per la lontananza dagli affetti ma anche e soprattutto la voglia e la passione di scoprire che la mente umana può davvero aprirsi all'infinito.

L'indipendenza che incontra la libertà, la cultura che si unisce al divertimento e al vivere a pieno la propria vita.

In questo mondo in cui troppo spesso i giovani si incontrano solo sui social network e si diventa sempre più egoisti e etnocentristi, l'erasmus è il luogo in cui si impara a convivere con le diversità ed ad apprezzarle a pieno.

Anche io ho vissuto questa esperienza, l'anno scorso, nella capitale dell'Occitania, a Tolosa. Ho conosciuto persone stupende, che condividevano con me interessi, gioventù e passione per la complessità del mondo, il cui nome rimarrà per sempre inciso nel mio cuore. Ho conosciuto giovani europei e americani, asiatici ed africani, i non europei beneficiavano di altri progetti all'infuori dell'Erasmus.
Mi hanno insegnato la loro cultura, la loro umanità e le differenze che compongono questo bellissimo mosaico a cui abbiamo dato il nome di Europa e più in generale di Mondo.

Una volta c'era il servizio militare obbligatorio, esperienza che ti portava lontano da casa, con regole rigide da seguire e una disciplina da imparare. Si entrava come adolescente e si usciva come uomo.
Ora, noi giovani del XXI secolo, abbiamo questa straordinaria possibilità.
Dall'erasmus si entra italiani, francesi, spagnoli, tedeschi, olandesi, inglesi, portoghesi, e si esce europei.

Si esce con un'apertura mentale che mai forse si pensava di poter arrivare ad avere.
I detrattori di questa fondamentale esperienza di vita dicono che l'Erasmus è luogo di perdizione, di alcool e di follia.

Conscio che ogni eccesso sia dannoso, rispondo citando proprio colui che ha prestato il nome al progetto, Desiderio Erasmo, Umanista cristiano vissuto in olanda nel XV secolo, nella sua opera più famosa, l'Elogio della Follia, dice:
"Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia".

Se abbiamo intenzione di costruire un'Europa sempre più presente sullo scacchiere internazionale, competitiva, credibile, unita, abbiamo bisogno di darle un'identità e coesione interna che a mio avviso  si raggiunge in un'unica maniera: conoscendosi.

L'erasmus unifica l'europa, le fa conoscere i suoi diversi popoli e li fa unire in nome di valori comuni, non più diffidenza e sospetto , ma amicizia., uguaglianza, libertà.
 Nel piccolo nulla si raggiunge ma se si pensa che già 2,5 milioni di europei hanno condiviso un anno assieme e hanno stretto legami non si può essere che ottimisti.

Alain Lamassoure, che peraltro ho avuto modo di conoscere ad una conferenza dei Jeunes Européens a Toulouse, associazione di cui ho fatto parte durante il mio Erasmus, è stato molto scaltro a toccare questo tasto.
 Facendo leva su di un fenomeno largamente diffuso ed apprazzato come l'erasmus, voleva sensibilizzare gli europei su di un problema ancora più grave: la scarsità di fondi del Fondo Sociale Europeo, da cui l'Erasmus riceve i finanziamenti.

Questo fondo è stato pensato per livellare le differenze economiche tra i paesi più ricchi  e quelli più poveri.

Nel 2012 il Fondo Sociale Europeo ha raccolto 129 miliardi di euro che però non bastano, ne servono infatti 139.

La notizia più diffusa di questo inizio di ottobre è senza dubbio l'ammonimento del Presidente della Commissione del Bilancio della UE, il francese Alain Lamassoure, ai Paesi membri per scongiurare l'eventuale fine dell'amatissimo progetto Erasmus.

Questa notizia shock necessita a parer mio alcuni chiarimenti ed approfondimenti.
L'Erasmus, acronimo di European Region Action Scheme for the Mobility of University Students, nacque nel lontano 1987 grazie alla lungimiranza di Frank Biancheri, creatore dell'associazione AEGEE- forum, e del sostegno dell'allora presidente della Repubblica francese Francois Mitterand.

Ad oggi, il progetto ha convolto più di 2 milioni e mezzo di giovani che hanno studiato per un periodo che va dai 3 ai 10 mesi all'estero. Più di 4000 istituti universitari dislocati in 31 stati hanno aderito all'Erasmus spingendo così questo fenomeno ad essere largamente conosciuto.


In mobilità lo studente impara o migliora una o più lingue straniere, vive a contatto con la diversità sociale e culturale del paese ospitante, vive in stretti rapporti con altri giovani provenienti da tutta europa e impara ogni giorno a cavarsela da solo.

La sociologia ci insegna che la felicità è la piena appartenenza ad un gruppo sociale ed in erasmus questo gruppo sociale è effettivamente il gruppo degli studenti erasmus con cui si condivide la nostalgia per la lontananza dagli affetti ma anche e soprattutto la voglia e la passione di scoprire che la mente umana può davvero aprirsi all'infinito.

L'indipendenza che incontra la libertà, la cultura che si unisce al divertimento e al vivere a pieno la propria vita.

In questo mondo in cui troppo spesso i giovani si incontrano solo sui social network e si diventa sempre più egoisti e etnocentristi, l'erasmus è il luogo in cui si impara a convivere con le diversità ed ad apprezzarle a pieno.

Anche io ho vissuto questa esperienza, l'anno scorso, nella capitale dell'Occitania, a Tolosa. Ho conosciuto persone stupende, che condividevano con me interessi, gioventù e passione per la complessità del mondo, il cui nome rimarrà per sempre inciso nel mio cuore. Ho conosciuto giovani europei e americani, asiatici ed africani, i non europei beneficiavano di altri progetti all'infuori dell'Erasmus.
Mi hanno insegnato la loro cultura, la loro umanità e le differenze che compongono questo bellissimo mosaico a cui abbiamo dato il nome di Europa e più in generale di Mondo.

Una volta c'era il servizio militare obbligatorio, esperienza che ti portava lontano da casa, con regole rigide da seguire e una disciplina da imparare. Si entrava come adolescente e si usciva come uomo.
Ora, noi giovani del XXI secolo, abbiamo questa straordinaria possibilità.
Dall'erasmus si entra italiani, francesi, spagnoli, tedeschi, olandesi, inglesi, portoghesi, e si esce europei.

Si esce con un'apertura mentale che mai forse si pensava di poter arrivare ad avere.
I detrattori di questa fondamentale esperienza di vita dicono che l'Erasmus è luogo di perdizione, di alcool e di follia.

Conscio che ogni eccesso sia dannoso, rispondo citando proprio colui che ha prestato il nome al progetto, Desiderio Erasmo, Umanista cristiano vissuto in olanda nel XV secolo, nella sua opera più famosa, l'Elogio della Follia, dice:
"Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia".

Se abbiamo intenzione di costruire un'Europa sempre più presente sullo scacchiere internazionale, competitiva, credibile, unita, abbiamo bisogno di darle un'identità e coesione interna che a mio avviso  si raggiunge in un'unica maniera: conoscendosi.

L'erasmus unifica l'europa, le fa conoscere i suoi diversi popoli e li fa unire in nome di valori comuni, non più diffidenza e sospetto , ma amicizia., uguaglianza, libertà.
 Nel piccolo nulla si raggiunge ma se si pensa che già 2,5 milioni di europei hanno condiviso un anno assieme e hanno stretto legami non si può essere che ottimisti.

Alain Lamassoure, che peraltro ho avuto modo di conoscere ad una conferenza dei Jeunes Européens a Toulouse, associazione di cui ho fatto parte durante il mio Erasmus, è stato molto scaltro a toccare questo tasto.
 Facendo leva su di un fenomeno largamente diffuso ed apprazzato come l'erasmus, voleva sensibilizzare gli europei su di un problema ancora più grave: la scarsità di fondi del Fondo Sociale Europeo, da cui l'Erasmus riceve i finanziamenti.

Questo fondo è stato pensato per livellare le differenze economiche tra i paesi più ricchi  e quelli più poveri.

Nel 2012 il Fondo Sociale Europeo ha raccolto 129 miliardi di euro che però non bastano, ne servono infatti 139.

La speranza è la manovra correttiva che verrà presentata il prossimo 23 ottobre, che propondi di aggiungere i 10 miliardi mancanti.

Il FSE è fondamentale per la coesione sociale interna dell'Unione e necessita di questi finanziamenti.

Purtroppo alcuni stati europei han gia detto no alla richiesta di maggiori contributi al FSE, e sono  Gran Bretagna, Francia, Germania, Finlandia, Svezia, Olanda e Austria.

Se l'Erasmus chiuderà e più in generale il FSE avrà molta meno capacità di azione,sarà soprattutto colpa loro.

Viva gli Stati Uniti d'Europa!

Francesco Piccat

1 commenti:

  1. Condivido tutto quello scritto in questo articolo, in particolare il fatto che una volta tornato dall'erasmus hai un'apertura mentale, che mai avrei pensato di avere.
    Prima di partire per Riga avevo una gran paura di mollare la mia città,la mia ragazza i miei amici e la mia famiglia per andare in un posto sconosciuto per giunta dall'altra parte d'europa..Invece ora sto pianificando di andare a fare la laurea magistrale in qualsiasi paese estero mi dia la possibilità di farlo!
    A mio parere questa è veramente la prova che dopo l'erasmus uno non si sente più solo italiano,spagnolo,lettone,polacco o tedesco ,ma si sente veramente cittadino d'europa e del mondo.


    Personalmente credo che il progetto erasmus sia troppo importante per il processo di integrazione europea per essere chiuso, in poco più di 25 anni ha portato e porterà più di 3 milioni di studenti a studiare in giro per l'europa e dintorni, se ci pensate è quasi un 1% della popolazione europea..
    Io mi rifiuto all'idea che possa essere chiuso o ridimensionato..o almeno questa è una mia grande speranza!
    Un consiglio spassionato a tutti quelli che non l'hanno fatto..fatelo vi cambia la vita!
    Federico Foti.

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